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Economia circolare

Significato e definizione del modello circolare

Cos’è l’economia circolare?

La crisi climatica e le nuove sfide economico-sociali, rendono necessario un cambio di prospettiva e la diffusione di una nuova cultura della sostenibilità nell’interesse delle future generazioni. L'economia circolare è, in quest'ottica, un sistema economico che ridisegna i modelli e cicli di produzione e consumo, finalizzati alla rigenerazione e alla limitazione degli sprechi, per garantire uno sviluppo sostenibile.

Secondo la definizione di economia circolare data dalla Ellen MacArthur Foundation si tratta di «un’economia pensata per potersi rigenerare da sola».

Per economia circolare si intende dunque un modello di produzione e consumo basato sulla condivisione, il riutilizzo, la riparazione e il riciclo di materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi e recuperando energia dagli scarti non più valorizzabili come materia, riducendo quindi al minimo il ricorso a materiali vergini e fonti fossili.

La differenza tra economia circolare ed economia lineare

Differenze con il modello lineare

L’economia lineare è un modello intrinsecamente legato al paradigma produci-usa-getta, che ha dominato fin dai tempi della rivoluzione industriale. Questo approccio si fondava su un'abbondante disponibilità di materiali ed energia, permettendo alle aziende di produrre in massa e ai consumatori di acquistare senza preoccupazioni. Tuttavia, tale sistema ha portato a un crescente stress sugli ecosistemi, culminando nella scarsità delle risorse naturali e materie prime. Con l'incremento costante della domanda globale, alimentato da una popolazione in continua crescita, la pressione sulle materie prime è diventata insostenibile.

Inoltre, le attuali dinamiche geopolitiche, i conflitti e la volatilità dei prezzi rendono la questione delle materie prime di grande attualità, in particolare alla luce dei rischi legati all'approvvigionamento e alla dipendenza dalle importazioni. Secondo i dati di Eurostat, l'UE importa circa la metà delle materie prime che consuma. Tale importazione ha anche un significativo impatto climatico, in termini di movimentazione e trasporto di materie prime, semi-lavorati e prodotti finiti. Analogamente, i processi di estrazione delle materie prime comportano un incremento del consumo energetico e delle emissioni di anidride carbonica.

L’economia circolare, al contrario, si propone come un modello a ciclo innovativo e sostenibile, capace di superare le limitazioni dell’economia lineare. Invece di un approccio “usa e getta”, l’economia circolare introduce un ciclo virtuoso, in cui le risorse naturali vengono preservate e valorizzate al massimo. Questo paradigma promuove uno sviluppo industriale ecologicamente responsabile, riducendo drasticamente il consumo di materie prime, gli sprechi e l'inquinamento, e puntando a un equilibrio armonioso con gli ecosistemi naturali.

Il modello circolare non è in contrapposizione con la ricerca di profitto delle imprese. Vengono infatti ripensate le strategie per ottenere un vantaggio competitivo duraturo attraverso l'ottimizzazione delle risorse e l'incremento dell'efficienza produttiva, sviluppare nuove competenze e raggiungere migliori prestazioni che riducono i costi, migliorano l’efficienza e rispondono alle richieste dei consumatori in tema di sostenibilità ambientale.

L'adozione del modello circolare non solo non compromette la redditività delle imprese, ma anzi offre nuove opportunità di innovazione, competitività e crescita sostenibile. Inoltre, rispondendo alle crescenti richieste dei consumatori per prodotti e pratiche più ecologiche, le imprese possono migliorare la loro reputazione e conquistare nuove fette di mercato.

I principi che regolano il sistema

Sostenibilità e lotta agli sprechi: la filosofia dell'economia rigenerativa

Un principio alla base dell’economia circolare è il pensiero sistemico, ovvero la capacità di capire come diversi elementi si influenzano reciprocamente, all’interno di un sistema. Questa capacità introduce anche il principio di retroazione, che deve essere applicato in fase di progettazione per evitare inefficienze che possano generare scarti, sprechi, perdite di valore, ecc.

L’economia circolare ha la capacità di auto-rigenerarsi, perché utilizza la minor quantità possibile di risorse materiali ed energetiche e riduce al massimo la quantità di scarti e rifiuti attraverso il recupero. Si può quindi parlare di economia rigenerativa.

I 5 principi dell'economia circolare

I concetti chiave dell'idea di circolarità

Il sistema si basa su 5 pilastri che definiscono le linee guida da seguire nell’intera filiera del ciclo produttivo:

  1. Sostenibilità delle risorse: le attività produttive devono preferire l’uso di fonti rinnovabili e materiali riciclati per ridurre l’impatto ambientale;
  2. Prodotto come servizio: i prodotti devono essere progettati in modo modulare, per permettere di scomporli e facilitarne la riparazione, rigenerazione e aggiornamento;
  3. Condivisione: condividendo prodotti e servizi è possibile ottimizzare i costi e la quantità di risorse impiegate per produrli, riducendo anche gli sprechi dovuti al mancato utilizzo;
  4. Estensione del ciclo di vita del prodotto: i prodotti devono essere resistenti e durabili, in modo da essere usati più volte;
  5. Recupero e riciclo: le materie prime, i prodotti e anche gli scarti devono essere valorizzati attraverso processi di rigenerazione, riparazione e re-immissione sul mercato, anche cambiandone la destinazione d’uso.

Il concetto di fondo dell’economia circolare trae ispirazione dai processi biologici dei viventi, riproducendo il ciclo della natura secondo i principi della biomimetica. In natura non esistono scarti ma tutto serve per creare nuovo valore. Pensiamo ad esempio alle foglie secche che si depositano sul terreno per essere gradualmente riassorbite dalla terra, diventando fertilizzante e dando nuova energia alle piante per il ciclo vitale della stagione successiva.

L’obiettivo primario dell’economia circolare è la minimizzazione del ricorso a fonti primarie naturali sia in termini di materiale che di energia. Per il raggiungimento di tale obiettivo la gestione dei rifiuti, finalizzata al recupero di materia ed energia, è un elemento essenziale che include anche la riduzione dei rifiuti industriali, attraverso il riutilizzo come sottoprodotti all’interno dei siti produttivi.

A tendere, attraverso la diffusione di procedimenti e trattamenti di riciclo e recupero, si può arrivare quindi al superamento del concetto stesso di rifiuto nel senso che i rifiuti devono essere percepiti come risorse.

Lo schema dell’economia circolare

La filosofia dell'economia rigenerativa

Lo schema dell'economia circolare si fonda su un sistema di "condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali", come delineato anche dal Parlamento Europeo

Questo modello si basa sull'idea di mantenere i materiali in uso il più a lungo possibile, riducendo drasticamente la necessità di nuove materie prime. Attraverso strategie di riutilizzo, riparazione e recupero sia di materia sia di energia, si mira a creare un ciclo virtuoso che minimizzi gli scarti e l’inquinamento.

Le principali fasi del modello dell’economia circolare includono una progettazione ecocompatibile, l'uso efficiente delle risorse, la produzione sostenibile e la gestione del fine vita dei prodotti. In questo modello virtuoso, i materiali non cessano mai di essere utili, anche una volta giunti al loro fine vita, ma vengono continuamente lavorati con lo scopo di essere reimmessi nel ciclo produttivo, riducendo al minimo l'impatto ambientale

La chiusura del ciclo avviene attraverso una gestione integrata dei rifiuti, che vengono trasformati in nuove risorse anziché finire in discarica. I benefici ambientali sono molteplici: dalla riduzione delle emissioni di gas serra alla mitigazione dell'inquinamento, fino alla promozione di una cultura del non spreco.

Questo approccio non solo favorisce la sostenibilità ambientale e la lotta al cambiamento climatico, ma innalza anche il livello di consapevolezza e responsabilità delle imprese e dei consumatori, creando un'armonia tra progresso economico e tutela dell'ecosistema.

schema economia circolare
schema economia circolare

Le 3 R dell'economia circolare

Ridurre, riusare, riciclare

La strategia migliore per ridurre i rifiuti al minimo è prolungare il ciclo di vita dei prodotti. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono trattati, ricondizionati, riciclati e reintrodotti nuovamente all’interno di un ciclo produttivo che, anche se non potrà essere infinito, può durare per svariati cicli, generando ulteriore valore.

Il “principio delle tre R” guida la transizione dal modello lineare verso l’economia circolare.  Ma quali sono le tre R dell’economia circolare? Ridurre, riusare, riciclare.

  • Ridurre: snellire i processi di lavorazione, diminuire la quantità di energia richiesta nelle varie fasi, ridurre l’uso di risorse naturali e materie prime e gli scarti. Questo approccio è alla base dell’ecodesign, che prevede la progettazione di oggetti non solo in funzione del loro utilizzo come prodotti ma anche della loro gestione come rifiuti;
  • Riutilizzare: sin dalla fase di progettazione il prodotto deve essere pensato per essere riparato e riutilizzato, in modo da poter allungare la vita utile di un prodotto;
  • Riciclare: niente scarti, solo valore; bisogna trasformare i rifiuti e i materiali di scarto di precedenti lavorazioni in nuovi beni, ovvero materie prime seconde, dando loro una nuova vita.

L’adozione delle tre R si concretizza in un minore impatto ambientale e nella salvaguardia delle risorse naturali. Consente inoltre di ridurre l’inquinamento, ridurre la quantità di rifiuti conferita in discarica e risparmiare energia.

I vantaggi dell'economia circolare

I benefici del modello circolare: numeri e dati

Uno dei principali vantaggi dell'economia circolare è la riduzione delle emissioni annuali totali di gas a effetto serra. Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, i processi industriali e l'uso dei prodotti sono responsabili del 9,10% delle emissioni di gas serra nell'UE.

Il riciclo e riuso dei prodotti rallenta l'uso delle risorse naturali, riduce la distruzione del paesaggio e degli habitat e contribuisce a salvaguardare la biodiversità.

La produzione di prodotti più durevoli, che possono essere aggiornati e riparati, riduce la quantità di rifiuti. Inoltre, creare prodotti più efficienti e sostenibili permette di ridurre anche i costi di produzione e il consumo di energia e risorse.

Anche il packaging è un problema da non sottovalutare. In media ogni cittadino europeo genera quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio l'anno.  L'obiettivo è ridurre gli imballaggi eccessivi e migliorare i materiali delle confezioni per permettere un corretto riciclo.

L’adozione di un’economia più circolare può quindi portare numerosi vantaggi, così sintetizzabili:

  • Riduzione dell’impatto ambientale e riduzione delle emissioni di CO2;
  • Durata maggiore della disponibilità di materie prime (ormai vicine all’esaurimento);
  • Incremento della competitività, per la spinta da parte delle aziende ad investire nella ricerca per migliorare prodotti e servizi per adeguarsi alle nuove richieste di sostenibilità;
  • Impulso all’innovazione, che porterebbe a creare prodotti più durevoli nel tempo e progettati per essere riparati e riutilizzati;
  • Aumento dell’occupazione con la creazione di 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030 per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare secondo le stime della Commissione del Parlamento Europeo.

Economia circolare e istituzioni

La transizione verso il modello circolare

Il legame tra economia circolare e istituzioni si rivela essenziale per la transizione ecologica verso un paradigma sostenibile. Istituzioni nazionali e internazionali, come l'Unione Europea, le Nazioni Unite e l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), rivestono un ruolo strategico nella promozione della circolarità e nella lotta agli sprechi, attraverso politiche incisive e lungimiranti. 

Con interventi mirati, attraverso direttive, regolamenti e programmi di finanziamenti, queste istituzioni non solo incoraggiano le imprese ad adottare pratiche virtuose legate all'economia circolare, ma stimolano anche un cambiamento culturale profondo. Si promuove il riutilizzo creativo dei materiali, la produzione sostenibile e la gestione integrata dei rifiuti, trasformando così le sfide ambientali in opportunità di crescita e sviluppo.

A livello nazionale, governi e agenzie ambientali implementano politiche di sviluppo sostenibile che agevolano la chiusura del cerchio, tra cui sgravi fiscali e incentivi per le aziende che investono in tecnologie green e campagne di sensibilizzazione per educare i cittadini sui benefici dell'economia circolare

Le istituzioni si impegnano anche a promuovere misure volte alla riduzione dell'inquinamento e al raggiungimento della neutralità carbonica, attraverso la promozione di energie rinnovabili, il miglioramento dell'efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra. Questi sforzi sono essenziali per garantire un futuro sostenibile, in cui la crescita economica non comprometta l'ambiente.

Esempi di economia circolare: l'impegno di A2A

La circolarità nel nostro modello di business

Uno dei principi su cui si basa il nostro modello di business, in ottica di economia circolare, è che prima di scartare un residuo delle nostre attività cerchiamo di valorizzarlo come risorsa per il territorio. Le sinergie industriali tra le nostre filiere dell’energia, dei rifiuti e dell’acqua, insieme al nostro impegno verso la diffusione della cultura della sostenibilità, ci permettono di dare vita concretamente ai principi di economia circolare.

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